2022 // Hypnus
Memorial
Birds ov Paradise
L’ora è decisamente quella del crepuscolo inoltrato, quando le ombre si sono allungate fino a scomparire. Il luogo è un bosco, ma di quei boschi che rimangono solo nelle fiabe: quelle che un biologo chiamerebbe foreste primarie e di cui ormai è rimasto solo qualche fazzoletto recondito. Nella mia mente Memorial di Birds ov Paradise – alias del produttore svedese David Sabel – ha questa ambientazione.
Memorial è deep techno, e deep techno in perfetto stile Hypnus, eppure David Sabel riesce a distinguersi da qualunque altro artista di questo sottobosco. La musica di Birds ov Paradise suona inconfondibilmente Birds ov Paradise e non ci si può sbagliare. Ha quella meticolosità, quella giocosità e quel suono a balzelli – non saprei come altro descriverlo – ancora inimitati.
La sua è una techno che procede per aggiunte, riempiendo ogni spazio; fa pensare più ad una foresta fittissima che alle profondità oceaniche. Le batterie, i bassi, i sintetizzatori, le melodie, i field recordings: tutto si incastra alla perfezione.
La prima traccia, Amanda, apre il disco disegnando subito l’atmosfera. Da un tappeto di suoni e voci calde iniziano lentamente a separarsi la melodia e la batteria principali, che crescono lentamente fino al magnifico drop che introduce un basso imponente. Anche qui, non c’è una ricerca dell’essenziale: i suoni si sommano, si inseguono e si sottolineano a vicenda. Il disco prosegue con la dub techno evocativa e misteriosa di Anton, accompagnata ad una batteria saltellante, quasi deep house. Ale presenta una batteria più minimale – che anche qui rasenta la deep house – accompagnata da un basso profondo e un sintetizzatore zeppo di riverbero. Samuel cambia atmosfera: è una traccia trainante e praticamente dance. Verso la fine del disco il suono si incupisce con il sintetizzatore di Gustaf, dal suono analogico e plumbeo.
Che David Sabel fosse un bravissimo produttore lo si intuiva già dai suoi tanti Ep e dai suoi mix The Memoir per la Hypnus. Ma questo disco è davvero il suo lavoro più compiuto e meticoloso: un viaggio in una deep e dub techno davvero innovativa e diversa da tutto il resto. In questo panorama pieno zeppo di produttori incredibili – ma spesso davvero poco innovativi – è un lavoro imperdibile, stratificato e complesso. Da ascoltare a testa in giù.
I totally agree with you! What a magnificent album. It’s one of my favourites this year. It is so deep and from the first view it seems to be simple, but if you take a closer look it offers lots of structure like you describe in your text.
But to be honest I was a bit disappointed by the follow up Rainmaker.
Yeah it will surely be in my favourite of the year list. I keep returning to it because it has always something new and it works perfectly as a voyage from the beginning to the end. As for Rainmaker, I think you need to take it as a collection of b-sides (maybe?). It seems to me too weak and too ambient, but in the bad way. I only liked the last track because it’s wonderful ambient.