Codice binario e carbonio: i due gusci dei Two Shell

Ho avuto la fortuna di vedere i Two Shell dal vivo per due volte, nelle edizioni del 2022 e del 2023 del Club2Club a Torino. Forse il C2C è l’ambientazione perfetta per la loro musica, con la sua filosofia di portare l’essere umano e la sensibilità pop in un universo elettronico e futuristico, di unire le persone – anche solo per qualche ora – intorno a musica che stupisca ed emozioni.

Nel 2022 i Two Shell si sono presentati dietro un grande telo bianco, nascosti al pubblico. Hanno fatto un set dal suono liquido e cosmico, ma anche emozionante. La loro sensibilità pop era già presente, ma nascosta nell’impalcatura fantascientifica. Melodie accattivanti, batterie complesse e creative, passaggi ambient malinconici, come solo i Two Shell sanno fare.

Nel 2023 i Two Shell hanno deciso di esporsi, di rendersi aperti e vulnerabili come mai prima e di utilizzare il pop in maniera quasi provocatoria per mettere prima di tutto davanti il loro messaggio. Hanno creato l’ambientazione di una strana cattedrale digitale, con le candele e le visuals di vetrate con personaggi da videogame istoriati all’interno: lo spettacolo che diventa una sorta di cerimonia collettiva.

È un po’ come se i Two Shell siano tornati indietro di età: le loro nuove canzoni sembrano prodotte da un adolescente in cameretta, più con l’idea di trasmettere un messaggio che di essere semplice musica dance funzionale al ballo. I due hanno utilizzato un suono e una sensibilità pop per trasmettere il messaggio più profondo della loro musica: quello dell’autenticità e della vulnerabilità. Tonight I’m felling vulnerable: ha detto più o meno così uno dei due. La musica può essere una porta per aprirci al mondo, senza paura di mostrarci fragili e vulnerabili, avere il coraggio di parlare della gioia, ma anche della tristezza.

Questa nuova formula può sembrare ancora embrionale, eppure questa imperfezione aggiunge qualcosa, anziché togliere. I Two Shell fanno ballare, ma poi cambiano idea, cantano un po’ in modo strambo, parlano, creano passaggi ambient sulla base di Avril 14th che poi esplode in Avril Lavigne, oppure improvvisano strane canzoni. Forse il momento più alto ed emozionante è stato quando hanno suonato ghost2, che termina nella ripetizione robotica di I’m not lonely anymore, I’m not lonely anymore, I’m not lonely anymore, prima di fare una quindicina di minuti di musica dance tiratissima.

Forse è questo il punto: che i Two Shell sanno far divertire, ma al tempo stesso prendono con estrema serietà il messaggio della loro musica e i mondi che può creare, i modi in cui può unire le persone. Hanno una loro precisissima visione che stanno cercando di realizzare, ma senza aver paura di cambiare direzione all’improvviso. Ma ci arriveremo con calma.

Prima, partiamo dall’inizio. Partiamo dalla musica.

Un rave sull’astronave

I Two Shell iniziano a fare musica almeno dal 2019, con un nome e un singolo mai del tutto confermati (ma si tratta palesemente di loro). Già qui troviamo tutto della loro formula. Poi, fanno la loro comparsa come Two Shell su Livity Sound nel 2019, con il primo EP Access. Le loro prime uscite si inseriscono perfettamente nel suono della label, che recupera il breakbeat di tradizione inglese, mescolandolo ad una sensibilità decisamente più techno. Il suono di Access è scintillante e pulitissimo. Le tracce sono intricate, giocose e piene di riverbero e melodie liquide, in perfetto stile Livity Sound. Su tutte la più riuscita è SYNC-2020, con il suo sintetizzatore psichedelico e continuamente cangiante, che alza e abbassa il livello di energia della canzone. Run invece è un traccia ancora più unica e diversa dalle altre: una traccia minimale, ma che rimane una delle più potenti prodotte dal duo. Una batteria veloce e martellante, che non lascia possibilità di respirare. Un ritmo tiratissimo e asfissiante, una traccia veramente impietosa. La batteria è certamente asimmetrica e sperimentale, ma l’impronta è inconfondibilmente techno.

N35 esce poco dopo insieme alla traccia Missing In Action. In N35 i Two Shell si gettano a capofitto nella dubstep, sempre mantenendo il loro tocco inconfondibile. La traccia è costruita su una batteria breakbeat e a farla da padrone è un poderoso wooble bass in stile dubstep. Quello che però rende la traccia memorabile è sicuramente il campione vocale gioioso ed euforico.

A mio parere, il punto più alto di questa prima produzione dei Two Shell è l’EP Touchpad: ogni traccia è semplicemente pazzesca. È con questo disco che ho scoperto i Two Shell, ascoltando Nicola Cruz che ha inserito Fracture nel suo Essential Mix. Fracture ha un ritmo molto rallentato: un’atmosfera quasi downtempo. Eppure la melodia graffiante e psichedelica che si articola nella traccia riesce a giocare in maniera incredibile con l’energia, a portarla in alto per poi rilasciare tutto ad un tratto la scarica di adrenalina. Ancora oggi penso che questa potrebbe essere una delle migliori tracce mai prodotte dai due. Oil Slick è l’altro pezzo forte dell’EP: i Two Shell tratteggiano un’atmosfera iperfuturistica: un viaggio intergalattico sulla loro astronave. Campioni vocali velocissimi, note martellanti e suoni di ogni tipo riescono davvero a darti l’idea di star cadendo in qualche tunnel spazio-temporale.

Soulcity continua il suono dei primi due EP, portandolo idealmente a compimento prima del grande cambio di direzione dei dischi successivi. Le canzoni sono meno tirate, rimangono più liquide e giocate più sulle texture sonore che sulla ricerca del massimo effetto. Su tutte spicca il viaggio futuristico e iper-tecnologico di Soft Core.

Uno dei marchi di fabbrica dei Two Shell – e uno degli elementi migliori della loro produzione – sono le porzioni ambient all’interno delle tracce. Queste zone franche musicali, che dovrebbero essere una parte trascurabile della traccia, un semplice momento senza batteria che permetta di riprendere il fiato, diventano spesso il momento migliore. Improvvisamente il beat si spegne e lascia lo spazio a sintetizzatori cosmici e vagamente malinconici, che ricordano da lontano Burial. La gravità arriva allo zero e siamo liberi di fluttuare nell’astronave.

E poi, nel 2021 esce home. Il singolo esce soltanto in formato fisico e praticamente in sordina: è un esempio perfetto della strategia di marketing e di creazione dell’hype dei Two Shell, ma di questo parleremo dopo. home è una canzone folle e al tempo stesso irresistibile e incredibilmente stratificata. home è una sovra-stimolazione sensoriale che ti costringe a muoverti. La batteria è velocissima e schizofrenica, il suono è accelerato, ma con dei tocchi liquidi. Ma l’elemento migliore della canzone è sicuramente il campione vocale, un sample pop preso dalla canzone Away from me, se non fosse che il canto sensuale e sofisticato della canzone è accelerato fino a velocità schizofrenica e totalmente sfigurato. Da qui in poi, i Two Shell inizieranno a giocare costantemente con la musica pop, andando a sovvertirla, come in home, o in alcuni casi andando quasi a celebrarla, come in alcuni loro remix. In ogni caso, i Two Shell non si pongono mai in un atteggiamento di snobismo nei confronti dell’universo pop.

Con home/no reply i due abbandonano Livity Sound e in un certo senso la modalità classica di promuovere e pubblicare nella scena dance underground, diventando totalmente autonomi.

Con l’EP Icons i Two Shell fanno qualcosa di ancora diverso. La narrazione fantascientifica, o piuttosto quella di un videogioco, si fa ancora più presente: voci robotiche e manipolate, messaggi che potrebbero essere usciti dalla cabina di comando di un’astronave o dal terminal di un computer, blip e blop meccanici. La musica diventa più imprevedibile e veloce, con continui cambi repentini, fermate e ripartenze. Ghosts è una traccia dalla batteria e dal basso potenti e propulsivi, stratificata di voci, melodie sullo sfondo, suoni e fruscii di ogni tipo. Dust recupera ancora una volta gli elementi dubstep. Mainframe è ancora diversa e il suo crescendo è quasi epico.

lil spirits è per il momento l’ultima uscita di un certo peso. I due cambiano repentinamente rotta rispetto alla loro precedente produzione, anche se rimane comunque il loro suono inconfondibile. Anzi: è musica in perfetto stile Two Shell, eppure le carte sono totalmente sparigliate. Il loro strano misto tra musica divertentissima ed elettronica iper-tecnologica potrebbe essere riassunto dalla frase robotica presente in una delle canzoni: You have passed the scanner, now let’s party.

I due si tuffano senza mezzi termini nell’hyperpop, o comunque in una loro versione sghemba e sovversiva del pop. Non hanno più paura dell’emozione, neanche quando questa può sembrare la più sdolcinata: per esempio ghost2 termina con una voce che ripete “I’m not lonely anymore”. Finalmente la luce e l’anima irrompe nella musica iper-prodotta e futuristica dei Two Shell. È chiaro che lil spirits è il primo EP che non vuole essere dance a tutti i costi, anche se ha abbondanti momenti ballabili, come i m e s s a g e, che ricorda molto gli EP precedenti. In altre, come love him, che è fondamentalmente una canzone dance, e mind_flip, irrompono momenti melodici schizzati e voci che cantano. Il momento più folle del viaggio è bluefairy, che affastella ritmi, poi si stoppa, riprende con ritmi ancora più veloci e intricati, in un groviglio di cori, strofe quasi rap, bassi arpeggiati e fruscii da astronave. In altre parole, lil spirits è un parco giochi sovrabbondante di ogni possibile esperimento potesse venire in mente ai Two Shell. Eppure funziona, ed è, soprattutto, divertentissimo.

Un nuovo pop per l’iperspazio

La produzione dei Two Shell deve moltissimo all’eredità musicale inglese almeno degli ultimi vent’anni: UK garage, 2-step, dubstep, post-dubstep, in generale il suono UK bass e tutto quello che Simon Reynolds chiama l’hardcore continuum sono indiscutibilmente il punto di partenza. Da un punto di vista più contemporaneo, la base della produzione dei Two Shell – impalcatura visibile anche negli ultimi lavori – è inconfondibilmente quella del suono di Livity Sound: un suono breakbeat che si arricchisce di un elemento techno più o meno presente, ma filtrato da un’atmosfera sempre giocosa e colorata.

Eppure la musica dei Two Shell riesce a trascendere tutto questo: da un lato unendo un’estetica futuristica data dal suono iperprodotto e plasticoso, dall’altro aggiungendo una parte umana ed emotiva: per esempio i sample vocali divertenti e a volte quasi stucchevoli. Secondo me, sono due le grandi influenze che rendono la musica del duo così inconfondibile: l’hyperpop e il pop più tradizionale.

Il mondo della techno più classica (e non solo, ma questo sarebbe un discorso troppo lungo da fare qui) è rimasto ancorato ad una formula che ormai suona più retro-futuristica che futuristica. Don’t get me wrong, amo profondamente la techno e penso che ancora oggi sia un genere in grado di emozionare e di creare mondi come nessun’altro, ma è innegabile che il suo suono rappresenti una concezione del futuro rimasta agli anni ’90 e sia stato davvero poco innovato in questi decenni. Il futuro immaginato dalla techno suona ancora come quello di una gigantesca e spersonalizzante catena di montaggio. Una specie di mondo cyberpunk in versione utopica. Un immaginario fortissimo, certo, ma un po’ sorpassato. I Two Shell invece hanno preso dall’hyperpop l’idea di un futuro fluido e plasticoso, un suono veramente digitale più che analogico (fermo restando che la loro produzione è piena di synth analogici, come ad esempio in Heart Piece). In un certo senso, i Two Shell recuperano quel senso di artificialità dell’hyperpop, aggiungendoci una certa eleganza. L’instabilità, i cambi di ritmo, le reinterpretazioni folli del pop sono tutte caratteristiche che il duo ha saputo prendere da questo genere e integrare nella loro produzione.

La seconda, ovvia, influenza è il pop nel senso più classico del termine. In questi ultimi mesi si è scatenato un dibattito sull’utilizzo massiccio di richiami pop e di edit di canzoni pop da parte dei dj, anche quelli percepiti come più underground, ponendo l’accento su quanto queste siano un facile tentativo per rendersi più allettanti ad un pubblico mainstream, facendo leva sulla nostalgia o su melodie accattivanti. Anche i Two Shell sguazzano nel pop, ma lo fanno dalla loro personalissima angolazione weird e da outsider. Da un lato, creano una narrazione sul pop inserendolo in un contesto in cui non apparterebbe, per mettere in luce elementi nuovi in canzoni smaccatamente mainstream. Un esempio è quando nel mix intricato e urban su NTS Radio, inseriscono all’improvviso Not Gonna Get Us di T.A.T.U. È pop, ma nel loro set funziona alla perfezione. In altri casi il pop non è semplicemente integrato, ma piuttosto reinterpretato e distorto. In canzoni come home, la melodia pop calda e vagamente sensuale viene accelerata e trasfigurata in una versione schizofrenica, che mantiene davvero poco dell’originale. In altri casi i Two Shell fanno una celebrazione del pop, anche come parte della storia personale di più o meno tutti noi, ma lo fanno sempre a loro modo. Il caso del mash-up hyperpop e quasi noise di Avril 14th con Avril Lavigne è un esempio da manuale.

I Two shell non hanno paura del pop, anzi lo considerano una sorta di grande memoria comune a cui attingere per raccontare la loro visione.

In direzione ostinata e contraria

Inizialmente i Two Shell erano abbastanza liberi con la loro immagine. Non rilasciavano interviste e non pubblicavano foto dei loro volti sui social, ma di certo non mi sembra che si nascondessero, per quanto le loro identità sono sempre state anonime. Ad un certo punto, però, hanno iniziato deliberatamente a giocare con la loro identità e a nascondere il volto. Negli ultimi anni abbiamo visto ogni artista cadere e piegarsi alla logica dei social, al dover essere sempre e dovunque onnipresente, a dover commentare e rendere pubblica la propria opinione su ogni cosa. I Two Shell invece hanno scelto di tirarsi fuori da questa gara al ribasso. Non che non sappiano farsi pubblicità e creare hype (parleremo anche di questo), ma lo fanno a modo loro. Non si sono fatti incastrare dal sistema social, si sono infilati tra le sue maglie e hanno creato il loro sistema.

Secondo me, il fatto che i Two Shell nascondano la loro identità ha anche un’altra ragione. Ci ricordano un concetto che – idealizzato o meno che sia – è sempre stato al cuore della musica elettronica underground: il centro non è mai il dj, è sempre il pubblico. Lo spettacolo lo fanno le persone che ballano e la loro energia e il compito della musica è piuttosto quello di far avvenire questo miracolo. Ci sono artisti come Myss Keta che coprono il loro volto per poter essere ogni persona e nessuna al tempo stesso, far in modo che la mancanza di un volto accenda la fantasia del pubblico. I Two Shell, al contrario, scelgono di sparire per ricordare che la musica non sono loro, la musica sei tu. E anche nel momento in cui i due scelgono di far passare precisi messaggi attraverso la loro musica, questi non sono mai autobiografici, ma piuttosto diventano universali.

Il fatto che le loro identità e i loro volti siano ignoti ha poi aperto le porte anche a tutta una serie di giochi e di esperimenti, riusciti o meno, che di certo hanno fatto discutere moltissimo. Ho letto infinite discussioni su tutti i loro dj set live che sono in realtà pre-registrati. È comprensibile che queste messinscene possano far arrabbiare: in fondo il pubblico paga un biglietto aspettandosi una performance su misura, un momento irripetibile che è il dj set. Succedesse a me, mi scazzerei come molte altre persone hanno fatto (anzi, forse mi è successo quando li ho visti dal vivo, chi può dirlo). Al tempo stesso, però, quello che fanno i Two Shell pone anche molti interrogativi interessanti sul ruolo dell’artista e sui miti che abbiamo creato intorno alla musica e che continuiamo a raccontarci. Un grande dj si misura soltanto dalla scelta delle tracce? Ma soprattutto, è vero tutto quello che ci diciamo sul fatto che un dj deve saper interpretare l’attimo e scegliere la canzone giusta al momento giusto? In fondo, pre-registrato o meno, i Two Shell riescono a far ballare e divertire le persone in ogni caso, quindi forse tutte le sovrastrutture che abbiamo creato non sono davvero così importanti. Come dicono i due nell’unica intervista che abbiano mai rilasciato: “Per noi è importante spingere in avanti la forma e concentrare l’attenzione sulla musica”. I Two Shell, almeno nelle intenzioni, cercano di far sparire l’artista e di lasciare solo la musica a parlare. E, per quanto criticabili, da questi loro gesti sono scaturite conversazioni molto interessanti.

Inizialmente i Two Shell hanno seguito un percorso abbastanza canonico nella musica elettronica indipendente: erano pubblicati da una label rispettatissima e avanguardista come Livity Sound e rilasciavano la loro musica sia in digitale che in vinile. Di certo non si distinguevano particolarmente dal resto dei produttori per i loro metodi commerciali. Poi, lentamente, hanno iniziato a smarcarsi da queste dinamiche e hanno creato un percorso personale e anarchico. Ricordo ancora quando vidi su Bandcamp l’annuncio del singolo home/no reply disponibile soltanto in vinile e in edizione limitata. All’inizio pensai di comprarlo, ma poi decisi di non farlo perché probabilmente si trattava di un paio di tracce tutto sommato minori che non erano entrate in una loro release ufficiale. Invece home è probabilmente la traccia più folle e incredibile dei Two Shell, e quella che ha probabilmente contribuito maggiormente alla loro fama. Scegliere di pubblicare in maniera così anarchica e così contro le regole una traccia così potente, è decisamente una manovra di marketing geniale (alla fine, l’anno successivo, il singolo è stato pubblicato in digitale). Infatti nei mesi successivi la canzone è girata moltissimo ed è stata suonata in contesti di grande impatto, ad esempio da Four Tet e molti altri, anche se era praticamente introvabile.

Successivamente, i Two Shell si sono completamente smarcati dalla logica dell’etichetta e hanno iniziato a rilasciare la loro musica soltanto in digitale e soltanto tramite i propri canali, in alcuni casi pubblicando EP che continuavano ad aggiornare nel tempo aggiungendo nuove tracce mesi dopo (come nel caso di lil spirits).

I Two Shell al C2C del 2023

Quello che però ha davvero creato un sottobosco di appassionati intorno al fenomeno Two Shell è stato la creazione del sito shell.tech, dove, se si conosce la password, si possono scaricare tantissime tracce mai rilasciate ufficialmente. Prima ancora, le tracce venivano pubblicate a sorpresa su Bandcamp e per un tempo limitato. Per onestà, bisogna dire che alcune di queste tracce sono abbastanza dimenticabili, al massimo divertenti, ma di certo non reggono il confronto con quelle che sono le uscite ufficiali. Al tempo stesso, ce ne sono anche di bellissime. Scatenare questa caccia al tesoro collettiva, che avviene tramite Reddit o tramite gruppi privati, esprime una visione in controtendenza della musica, ed è ovviamente anche una manovra di marketing geniale.

Un articolo sul blog No Bells riassume molto bene l’importanza di questa modalità di distribuzione della musica:

Quello che i Two Shell e il CloudCore stanno facendo rappresenta nuovi modi con cui la musica e le community possono essere decentralizzate. Non è “decentralizzato” come gli NFT e tutte le stronzate delle criptovalute di cui si è parlato nell’ultimo paio d’anni, ma decentralizzato nel modo in cui rendono l’esperienza eccitante senza usare i servizi di streaming e senza pubblicare le proprie facce sui social media […].

Anche i Two Shell stessi sono perfettamente consapevoli del fenomeno che hanno creato. Come scrivono nell’intervista:

Crediamo nel lasciar andare la nostra musica e non avere una gerarchia in cui i creatori vivono nella grande quercia e tutti gli abitanti del villaggio non possono salire a prendere le ghiande migliori. È tipo, scuotiamo quest’albero e lasciamo che tutta la frutta buonissima casa giù – e a noi piace pensare che facciamo delle buone ghiande.

Nessuno è così naive da non comprendere che tutte queste modalità di distribuzione sono anche un’enorme meccanismo di creazione dell’hype e dell’attenzione. Intorno ai Two Shell si è scatenato questo gioco famelico in cui tutti gli appassionati si scambiano le varie password per accedere alle tracce sui forum o nei commenti di YouTube. È chiaro che questo rende i Two Shell tra gli artisti undergound che ricevono più attenzioni e tempo da parte dei propri fan in ambito di musica elettronica. Del resto, è proprio l’aura di mistero e di iniziazione che circonda alcune community online a renderle così divertenti e appassionanti.

Tralasciando per un attimo il fattore del marketing e della creazione artificiale dell’hype, tutto questo sottobosco underground e collettivo che i Two Shell hanno costruito sembra richiamare molto da vicino quello che era Internet molti anni fa, con i suoi piccoli blog e i suoi forum al posto delle metropoli oggi occupate dai social. I Two Shell sembrano recuperare il sogno di un Internet originario: anonimo, collettivo, lontano dalle grandi piattaforme del tech, fatto di persone riunite intorno a passioni comuni. Tutto quello che Internet doveva essere e di cui è rimasta solo qualche rovina salvata su archive.org. Tutto quello che Internet poteva essere e che ci è stato strappato dalle mani. Tra l’altro, quello dei primordi di Internet e dei forum è anche l’ambiente creativo in cui si è sviluppata tanta della musica dance UK dall’inizio degli anni 2000, in particolare la dubstep. DI certo non è un caso che il substrato del suono Two Shell venga da lì.

La pozione magica

Al nocciolo della loro musica, l’idea fondamentale si trova già nel nome Two Shell. Come dicono loro stessi i due gusci che formano il loro nome uniscono il digitale alla materia organica: sono composti uno da codice binario e l’altro da carbonato di calcio. In altre parole: unire l’essere umano alla macchina. La musica dei Two Shell è un tentativo di immaginare il suono futuristico dello spazio digitale, ma al tempo stesso di rimettere la persona al centro. La loro musica non ha paura di parlare di emozioni, di rendersi vulnerabile e aperta.

Io non saprei dire se tutto l’hype che circonda i Two Shell andrà svanendo nel tempo. Sono di parte e penso che stiano tracciando un loro strano percorso verso quello che può essere il club del futuro. I Two Shell riescono a fare quello che la musica elettronica ha smesso di fare da tempo, e cioè immaginare mondi diversi e nuovi ed eccitanti attraverso il suono.

Di questi tempi il futuro non sembra più così roseo. Ogni anno che passa, lo vedo un po’ più fosco. Le grandi aziende hi-tech provano a convincerci che il futuro sarà pulito e scintillante come un nuovo modello di iPhone o la nuova interfaccia grafica di chessoio, ma la mia generazione ci crede sempre di meno. Si fa prendere per il culo sempre di meno. Forse è in questi momenti che abbiamo bisogno della musica elettronica, che è sempre stata capace di evocare mondi possibili, immaginare futuri possibili e più umani. Quando ascolto i Two Shell penso che lo stia ancora facendo. Che il loro futuro accogliente, collettivo, ipertecnologico, vagamente queer sia un bel posto in cui vivere.

In questo articolo ho cercato di sviscerare quello che è il progetto Two Shell, in continua e costante evoluzione. Un progetto capace di mettere in crisi e innovare dal profondo dell’underground la nostra visione della musica club e la sua narrazione. Unire tutti questi puntini, queste tessere del mosaico, non è facile. L’eredità dell’hardcore coontinum, la narrazione iper-tecnologica ispirata al mondo dei videgiochi, il recupero della musica pop, l’assenza di identità, il gioco con il pubblico e con le sue aspettative su cosa significa essere un artista. In ogni caso, i Two Shell continuano a fare di testa loro. E, tolti tutti i fronzoli, continuano a immaginare la musica del futuro.

Soprattutto, continuano a fare quello che fanno i grandi artisti –Aphex Twin, Burial, Four Tet – cioè continuare ad evolversi e percorrere strade nuove. A volte le cose che fanno possono sembrare fuori fuoco o semplicemente poco interessanti, ma, in ogni caso, nasce tutto dalla loro voglia di non rimanere mai fermi, ma di evolvere costantemente. Come dicono loro stessi: evoluzioni. Il mondo è sempre in cambiamento… Stiamo sempre cercando di capire come la musica possa durare per sempre. Questa è la pozione magica.

 

Articolo pubblicato il 20 Novembre 2023

Vuoi ricevera una notifica quando pubblico qualcosa? Iscriviti alla newsletter.

[/fusion_text][/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]